L’Amministrazione comunica l’imminente ripristino dell’illuminazione in viale Tirreno; a causare il disservizio è stato il furto di rame nel mese di settembre. Situazione della quale ci eravamo già interessati in questo nostro intervento in seguito alle segnalazioni dei residenti.
Già da domani diversi tratti del viale Tirreno saranno nuovamente illuminati dopo il furto di cavi di rame compiuto il 20 settembre scorso. Su disposizione del sindaco Enzo Bianco, che ha raccolto numerose sollecitazioni da parte della Municipalità e dei cittadini, la Direzione Manutenzioni ha dato incarico a una ditta specializzata e sono subito cominciati i lavori – per un costo complessivo di circa 30.000 euro – per la posa in opera dei nuovi cavi elettrici in alluminio.
I lavori prevedono anche la sostituzione dei chiusini che erano stati distrutti durante il furto. L’operazione è stata coordinata dal geom. Rosario Marino degli Interventi speciali della segreteria del sindaco e diretta dall’ing. Carlo Davì del Servizio manutenzioni pubblica illuminazione.
Lungo il viale Tirreno erano stati rubati, in un percorso di due chilometri, ottomila metri di cavo di rame. Il furto, a quanto risulta dal servizio di telecontrollo elettronico, sarebbe stato compiuto subito dopo le sei del mattino del 20 settembre. Secondo l’ipotesi più plausibile a compierlo sarebbe stata una squadra di una decina di persone che ha lavorato per oltre un’ora, sotto gli occhi dunque di numerosissimi automobilisti in transito. I ladri, dopo aver rotto con delle mazze i chiusini in cemento, hanno tagliato i cavi e li hanno portati via sfilandoli l’uno dopo l’altro lasciando l’intera zona al buio.
In quell’occasione il Sindaco aveva invitato i Catanesi a collaborare con le forze dell’Ordine contro ladri e vandali: “Come collettività – aveva detto – paghiamo un costo sociale troppo alto per questa forma di omertà. Chi ruba il rame o le paline dell’Amt o le panchine di ferro, o i tombini, o le transenne, sta compiendo un furto a danno di tutti i Catanesi. Ma anche chi abbandona l’amianto, magari vicino a una scuola, in modo da costringere la città a pagarne lo smaltimento”.